Le immagini, recenti e provenienti da un allevamento in provincia di Ancona, sono state consegnate alle autorità competenti. Per l’associazione si configura chiaramente il reato di uccisione di animali (art. 544-bis c.p.) e maltrattamento di animali (art. 544 ter c.p.), oltre che specifiche violazioni alla normativa di protezione dei suini.
Il video mostra l’agonia di una scrofa uccisa a martellate, in chiara violazione alle disposizioni sull’abbattimento d’emergenza degli animali malati. I maiali sono spostati utilizzando costantemente il pungolo elettrico, anche su una scrofa gravida e su animali indifesi, impossibilitati a muoversi. I suinetti di minori dimensioni sono presi a calci, afferrati per le orecchie e lanciati. Una scrofa in prossimità del parto viene lavata con un’idropulitrice puntata direttamente sul muso. L’infiltrato ha filmato anche centinaia di suinetti morti, lasciati all’aperto e accumulati in secchi, in spregio alle minime norme sanitarie.
“Nelle gabbie di gestazione le scrofe vengono picchiate con violenza con una sbarra di ferro, mentre mostrano solamente un chiaro malessere per il confinamento in gabbie che diversi paesi europei hanno già vietato.”
Oltre alla denuncia, l’associazione ha lanciato una raccolta firme che sarà consegnata alla Procura di Ancona, all’Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche, al Ministero dell’Agricoltura e al Ministero della Salute affinché si proceda urgentemente alla chiusura dell’allevamento.
“La giustizia deve fare il suo corso, che auspichiamo sia breve. Ma di fronte a queste immagini vergognose le Istituzioni devono mandare un segnale. Chiediamo che all’allevamento siano revocate le autorizzazioni e per i colpevoli di simili crudeltà, l’interdizione dall’esercizio dell’attività. Oggi infatti chi viene condannato per maltrattamento può comunque tornare ad allevare o lavorare con animali.”
Non è la prima volta che l’associazione documenta abusi e violenze compiuti su maiali destinati a diventare Prosciutto di Parma. Nel dicembre del 2016 anche quotidiani britannici e cinesi diffusero i maltrattamenti compiuti in un altro allevamento italiano fornitore del noto prosciutto DOP, verso cui a breve inizierà il processo.
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