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Riflessioni sulla scuola che c’è, che ci dovrebbe essere, che vorresti ci fosse.
Luisa Treccani

Riflessioni sulla scuola che c’è, che ci dovrebbe essere, che vorresti ci fosse.

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Cosa resterà di questa DAD?

Al termine del secondo impegnativo anno scolastico, segnato dall’emergenza pandemica, è giusto evidenziare come il mondo della scuola abbia dimostrato tutto il proprio enorme impegno per garantire lo svolgimento dell’attività didattica e formativa.

Nella speranza che il Settembre 2021 sia segnato dal ritorno alla normalità, è, però, indispensabile analizzare cosa sia accaduto e cosa poter desumere dall’esperienza vissuta.

L’esperienza pandemica è stata definita da più esperti come un accidente ambivalente da analizzare con la dovuta professionalità per valutarne gli aspetti negativi ma anche i risvolti di crescita maturati.

Infatti, l’incertezza legata all’andamento epidemiologico, la necessità di ritornare alla didattica in presenza, la decisione del Ministero di demandare ogni scelta all’autonomia delle istituzioni scolastiche, comunque, imbrigliate con vincoli ministeriali, le necessità contingenti, i vincoli organizzativi, i problemi connessi alla gestione dello spazio, del tempo e delle relazioni ci devono aiutare in una riflessione su quella che è stata ribattezzata Didattica Digitale Integrata.

Il passaggio dalla DAD alla DID non va ridotto ad una questione di acronimi, ma sottende un modo di fare scuola rispondente alle necessità, che ha richiesto una responsabilizzazione di tutti gli attori della scuola, dagli studenti, al personale docente ed ata, alle famiglie, al dirigente scolastico.

Sia i fautori delle tecnologie, che coloro che hanno poca dimestichezza con le stesse, sono inevitabilmente posti di fronte alla necessità di fare i conti con una realtà in cui sono immersi i nativi e gli immigrati digitali che incide su attenzione, modalità di apprendimento, motivazione, coinvolgimento,…

E’, allora, indispensabile riflettere su un uso intenzionale e funzionale del digitale e delle tecnologie nell’ambito dell’interazione educativa e didattica,  perché, come richiama anche il Piano Nazionale Scuola Digitale nessun passaggio educativo può prescindere dalla interazione intensiva docente discente.

Inoltre, va sottolineato come ogni tecnologia sottenda un visione psicopedagogica che va approfondita con un approccio riflessivo e governata nella progettazione didattica per riuscire ad andare oltre la contingenza, non mettere al centro la tecnologia ma i nuovi modelli didattici richiesti, offrendo l’opportunità di una didattica per problemi e per progetti, anticipando la logica di rete.

L’esperienza pandemica e, soprattutto, la riorganizzazione cui la stessa ci ha costretto come scuola va ora analizzata con professionalità per cogliere come il confronto con la civiltà digitale cui siamo immersi ci ponga di fronte ad una sfida non solo tecnologica ma soprattutto organizzativa, culturale, pedagogica, sociale e generazionale.

In base alla Tua esperienza, quali riflessioni potresti offrire per un dibattito su questa sfida?
Ti aspetto sul mio canale Telegram

 
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