Leggendo l’intrigante testo di Alex Pagliardini che problematizza la funzione paterna, mi sono soffermata sul fatto che ci ricordi con nitore, tra le altre cose, che sorgiamo come soggetti attraverso e dal linguaggio, e che ne siamo creature, suoi agiti attori. Così ho pensato di estrarre due filamenti dalla sua trama, segnalati in corsivo, e a reagire lavorando di lima sulle parole. A mimare il loro ignaro sforzo di significare. Riportare brandelli di un indicibile in atto. Perché, del resto, come si dicono le crisi? Didascalici o argomentativi? O forse dinoccolati e disinvolti tra le cose del pensiero? O meglio ancora dediti al fluire del mondo, con passo fenomenologico? Come si può dire la crisi del padre? Quella del suo e del nostro corpo? Sociale e anatomico, tutto in un colpo...
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