Esprimere e cantare quanto non si può dire
Carmelo Bene
Err è scrittura del Reale, ovvero l’impasse che dimora in ogni sapere, enunciazione e pratica discorsiva. Il Reale dimora nell’insistenza sintomatica che causa e disturba ogni pratica, discorso, attività e ogni manifestazione affettiva. Intendiamo questa proposta culturale come uno stare al centro del limite di codificabilità, far scricchiolare le linee di visibilità e di enunciabilità le une contro le altre, piegarle su loro stesse.
Err è una serie di intensità, un coagulo di cospirazioni, è il prendere corpo e il farsi movimento di pensieri, atti, sintomi, storie, immagini, pieghe, bruciature, senza gerarchie, senza contabilità. Err è la molteplicità di un montaggio al contempo contingente e ripetitivo, ovvero un’interrogazione sulla soggettività come processo mai concluso, come linea, dove però “la linea, dal canto suo non smette di spiegarsi a velocità folli”.
Err è il tentativo di annunciare qualcosa di questo desêtre. La necessità di spingere i diversi stili disciplinari verso un’impasse rappresentativa e addosso alla propria insistenza sintomatica: la produzione di sapere che ci interessa prende piede solo attraverso montaggi, differenze, discontinuità, urti - mai tramite un accumulo e mai attraverso un corretto dialogo tra saperi. L’esigenza al fondo è la produzione di convergenze tra diversi registri espressivi attorno a un significante fondamentale, allo scopo di produrre dei cortocircuiti, delle pieghe, degli imprevisti, dei problemi.
Err è una rivista la cui causa si condensa nel significante colpo di forbice. Il colpo di forbice serve a mostrare e determinare l’imprevisto e l’impossibilità della struttura, l’intensità che l'attraversa e supera: in tal senso Err è anche una rivista politica.
Scrivere del Reale è in un certo senso legato a doppio filo, alla sua sperimentazione. Si tratta di tradire il codice. A questo scrivere in divenire si accosta anche il tema sintomatologico: in una sintomatologia si tratta di chiamare in causa una scrittura che assuma pienamente il rapporto tra pathos e logos, ossia che inscriva un legame tra pensare e soffrire: è in questo senso che si può dire che Err intende trattare il pensiero estetico.
Il nostro metodo guarda alla tecnica dei futuristi russi, la sdvigologija – spostamentologia o smottologia – e a quello che Brecht chiamava Verfremdungseffekt – l’effetto di straniamento. Intendiamo spostare gli oggetti e i soggetti dai propri contesti verso luoghi inattesi, a volte anche incompatibili. Si tratta di mettere in scena un desiderio a tre dimensioni, di produrre effetti imprevisti, emergenze di Reale, di annusare i contorni delle linee di rappresentatività, di costruire una narrazione per spostamento e condensazione. Si tratta di trovare modi molteplici per scrivere del Reale.
Ogni numero sarà composto da un montaggio stereografico di un gesto: la rivoluzione, il sesso, l’amore, il pianto, il seno, l’equivoco, il misurare, il battito, la pelle, il ridere, etc. Ogni gesto convoca uno sciame di significanti e molteplici risonanze semantiche. Si procede per intensità, senza soluzioni di continuità tra analisi, racconto, reportage, saggio, parola, immagine - ferma o in movimento o addirittura memetica. I lineamenti della scrittura possono incrociare il micro e il macro, il molare e il molecolare, la soggettività e lo spazio urbano, la panoramica sociologica e il punto di vista fotografico, il pedinamento narrativo o la filosofia della natura.
Err è un progetto dell’imprevisto, non ha un formato definitivo, inizia il suo percorso sotto forma di una newsletter ma non esclude che possa diventare un libro, una proiezione, un oggetto artistico, una performance, una manifestazione pubblica, un murales, una musica, un paio di baffi. La sua stereografia non è solo nella sovrapposizione continua di stili e discipline ma anche nella sua molteplicità di forme.
Err è un colpo di forbici che cade togliendo quote di gravità.
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