Sguardo e sguardi narranti Numero monografico diretto da AnnaMaria Calore M@GM@ Rivista internazionale di scienze umane e sociali Appello a pubblicazione
«Ed è in certi sguardi che s’intravede l’infinito…» (Franco Battiato).
Perché questo titolo? Tutto è partito dal termine sostantivo maschile “sguardo” e la sua possibile declinazione all’interno sia della “teoria critica” che dell’“analisi qualitativa”.
La “teoria critica” va, in questo caso, intesa quale strumento di lettura critica offerto dalle scienze umane contemporanee (dall’antropologia alla sociologia, dalla teoria della storia all’economia politica, dalla psicoanalisi alla filosofia, dai gender studies ai postcolonial studies) finalizzate alla costruzione di rapporti interpersonali, in ambito sociale, migliori di quelli esistenti.
Come “esistenti” voglio intendere un modo di pensare e saper leggere quanto accade intorno a noi solo attraverso schemi legati alle "teorie e forme di pensiero tradizionali". Tali teorie e schemi tradizionali, diffuse e accettate a livello spesso inconsapevole, rischiano di essere percepite ed accettate come eterne.
Per “analisi qualitativa”, e sempre in questo contesto, voglio intendere un riferimento specifico alla sociologia della narrazione la quale si prefigge come scopo, l’individuazione ed il “racconto” di fenomeni sociologici, frutto di percorsi spesso legati a specificità territoriali, capaci di mettere a fuoco un agire sociale che merita di essere osservato e narrato.
Ma lo sguardo e gli sguardi, in questa raccolta di testimonianze narrative, significano anche prendere consapevolezza di una percezione dell’essenza comunicativa e narrativa di pratiche che possono permettere sia sguardi tra individui e altri individui che sguardi tra gruppi sociali ed altri gruppi sociali e infine tra questi e sé stessi. Quindi, pratiche, capaci di cogliere lo sguardo altrui attraverso il proprio sguardo riuscendo ad arricchire di significanza entrambi.
Etimologicamente il termine “Sguardo” deriva dal termine franco-germanico wardōn con il significato di “stare in guardia”, mentre nella nostra bellissima lingua italiana nella quale la lettera S prima del sostantivo spesso sta per negazione, il termine s-guardo significa quindi togliere la “guardia” per lasciare libero l’osservatore di cogliere, con consapevolezza, significanze profonde per le quali non basta “guardare” o “vedere”. Non a caso, quando si dice «non degnare di uno sguardo» significa, non prendere in considerazione quella persona nella sua interezza ed in quanto persona con i suoi pregi, valori e difetti, ma valutarla e giudicarla negativamente prestando attenzione solo a quello che, in quel momento e superficialmente ci disturba.
I contributi e gli articoli sollecitati da questo appello a pubblicazione dovranno narrare di sguardi capaci di cogliere sguardi-altri ed esperienze o testimonianze di vissuti narrati con il proprio sguardo. In poche parole, intrecciare sguardi diversi capaci di fare tesoro di narrazioni diverse.
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