Fu rigida e imparziale nell’amministrazione della giustizia, convinta che, in uno stato feudale, in questo ambito si potesse meglio affermare la sovranità. Riorganizzò la burocrazia attingendo elementi preziosi dal modello amministrativo degli Arabi.
Intuì la necessità di una prestigiosa capitale, e scelse la splendida e attiva Palermo. Non esitò a farsi da parte quando il potere passò al figlio Ruggero. Anzi, per favorirne i sogni di espansione politica, sposò Baldovino re di Gerusalemme, con clausola che, in mancanza di eredi, la corona sarebbe passata al figlio. L’infelice matrimonio terminò con il ripudio, a cui il marito fu costretto dal papa e dall’imperatore bizantino, timorosi dell’eccessivo potere di Ruggero sul Mediterraneo.
Tornata in Sicilia, nonostante il figlio ne richiedesse la preziosa vicinanza, scelse di chiudersi in convento. Non visse abbastanza per assistere all’incoronazione di Ruggero re di Sicilia, sogno alla cui realizzazione Adelasia aveva dedicato l’intera sua vita, con saggezza, spirito di sacrificio, abnegazione e impersonalità.
Recensione di Maria Vittoria Randazzo
|