Fu nella capitale tedesca che incontrò il giovane chimico Otto Hahn, con il quale iniziò una collaborazione che sarebbe durata trent'anni anche se lei, in quanto donna, poteva solo siglare e non firmare gli articoli sulla ricerca. Lavorava nel laboratorio di Hahn come "ospite non pagato” e doveva entrare dalla porta di servizio, non poteva accedere alle aule e ai laboratori degli studenti. Il divieto venne annullato solo nel 1909, quando venne permesso alle donne di studiare. Nel 1913 Lise Meitner divenne finalmente membro scientifico retribuito.
Nel 1933, a causa delle sue origini ebraiche, le venne ritirato il permesso d'insegnamento. Con l'annessione dell'Austria alla Germania nazista nel 1938, Lise non fu più tollerata come caporeparto all'istituto di chimica. La sua vita era in pericolo: in fuga dai nazisti, si rifugiò in Svezia, dove continuò le sue ricerche fino al 1946 all'istituto Nobel. Hahn e Meitner mantennero una corrispondenza epistolare: il 19 dicembre del 1938 Hahn le descrisse uno strano fenomeno che aveva scoperto e non sapeva spiegare. Due mesi dopo, l'11 febbraio 1939, Lise Meitner pubblicò, insieme a suo nipote, sulla rivista Nature, un articolo in forma di lettera nel quale si ponevano le basi teoriche per lo sviluppo della fissione nucleare.
Nonostante le ricerche già avviate, con un geniale calcolo Lise Meitner pose le conclusive fondamenta allo sviluppo sperimentale della fissione nucleare, sia per il suo futuro uso bellico che per quello pacifico. Da pacifista convinta, Meitner si rifiutò di accettare incarichi di ricerca per la costruzione di una bomba atomica nonostante le ripetute richieste dagli Stati Uniti.
Otto Hahn ricevette nel 1945 il premio Nobel per la chimica, mentre di Lise Meitner non venne tenuto conto, né il suo nome venne menzionato dall'ex collega durante la premiazione. Nonostante dodici candidature non otterrà mai il premio Nobel.
Dal 1947 Lise fu a capo della sezione di fisica nucleare dell'istituto di fisica del politecnico di Stoccolma e professoressa ospite di diverse università degli Stati Uniti. Nel 1960 andò a vivere a Cambridge, dove passò gli ultimi otto anni della sua vita. Fino alla sua morte, il 27 ottobre 1968, si impegnò per l'uso pacifico della fissione nucleare.
Con uno stile romanzato, ma strettamente ancorato ai fatti storici, Pietro Greco tratteggia l'affascinante profilo di una donna che ha dato un contributo fondamentale alla conoscenza del nucleo atomico e ha aperto una breccia nel muro della discriminazione femminile nell'ambito delle scienze.
Recensione a cura di Daniela Ginepro
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