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scritture dell'imprevisto
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dare fuoco | numero 1 | volume 1
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Mario D'Angelo, fähre fuoco, 2003
Quando entrano nel porto di Trapani, dalla dogana, le navi che arrivano da Tunisi vedono nella linea dell'orizzonte la cupola della chiesa di San Francesco. Nel dittico, il cambio di fuoco nello sguardo svela le nubi scure come caratteri in arabo su uno dei vetri della nave. Cosa c'è scritto? La soglia tra due continenti è segnata dai segni della lingua, effetto originario dell’aberrazione (focale) — (Pietro Faiella)
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Editoriale
di Federico Chicchi
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Ogni numero di err sarà dedicato a quello che abbiamo deciso di chiamare un significante forbice. Si tratta di capire dove questo taglio sia in grado di condurci. Il bello è che nessuno può saperlo con certezza. È questa l’estensione orizzontale dell’imprevisto. L’obiettivo è quello di produrre, attraverso di esso, dei paradossi, degli intervalli, degli errori nelle metriche del presente. In altre parole si tratta di produrre un sentiero che si traccia camminandoci sopra. E questo non è altro che un modo nomade per scrivere del Reale. Mille piani: “L'unità numerica nomade è il fuoco errante e non la tenda, ancora troppo immobile”.
Il primo taglio di err è così dare fuoco. Lacan nel suo seminario ventitre dedicato a Joyce scrive: “Da dove viene il fuoco? Il fuoco è il reale. Il reale dà fuoco a tutto. Ma è un fuoco freddo. Il fuoco che brucia è una maschera, se posso dire così, del reale”. Ecco allora che questa maschera quando si indossa produce un godimento. Quest’ultimo non è altro che un effetto struggente e liscio del Reale.
“Dare fuoco” vuole essere anche una freccia accesa che una volta scagliata verso l’alto, nel buio del presente, disegna una linea di fuga dal buon senso, con tutte le asperità che essa, per forza, promette esteticamente. Chissà dove finirà per cadere e chissà se poi vedremo accadere qualcosa.. Nello strepitio fortuito del fuoco che danza per altezze e bassezze, per punte e rotondità, nel suo costante tarantolio, nel suo movimento c’è, si riconosce, l’atto che trasforma tutto ciò che avvolge. “Dare fuoco” è così un modo per produrre uno scarto, una differenza, una trasformazione continua. In questo ardere c’è infatti una consistenza che da qualche parte, ma non alla fine dove ce la si poteva aspettare, fa capolino. “Infatti, procedendo per consolidamento la consistenza agisce necessariamente nel mezzo, attraverso il mezzo e si oppone a ogni piano di principio o di finalità”.
A quale temperatura siamo destinati? Quali maschere ci chiederanno di portare? E quali desideriamo indossare? Si può esprimere qualcosa infuocandosi? Che cosa significa tradurre o tradire ciò che sembra ripetersi senza scarti? “Brucia, brucia vita passata! Brucia, sofferenza!” – gridava Margherita.
Vi chiediamo allora di immergervi nei volumi che comporranno lo scorrere della nostra newsletter in questa caduta che il taglio dare fuoco produrrà, o anche che mancherà di produrre, errando.
Chiunque voglia partecipare alla linea del “dare fuoco” deve inviare un suo contributo (uno scritto, una fotografia, un video, un estratto sonoro, un meme, ecc..) alla email della redazione di err. Saremo lieti di valutarne la pubblicazione. Quando il concatenamento si fermerà allora uscirà il secondo numero di err.
“Partire, partire, evadere... attraversare l’orizzonte...”.
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Approfondimento
Piromania del significante: Fire Punch e il perpetuo bruciare
di Gioele P. Cima
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La torcia umana
Fire Punch è un manga dark fantasy pubblicato tra il 2016 e il 2018, scritto da Tatsuki Fujimoto. Ambientato in uno scenario distopico post-apocalittico in cui il mondo è stato ridotto ad una gigantesca crosta di ghiaccio, l’opera racconta le vicende di Agni, un giovane dotato della benedizione della rigenerazione eterna che patisce un’atroce compromissione del proprio dono. Con la catastrofe climatica che ha congelato l’intera superficie terrestre, sterminato il bestiame e reso l’agricoltura una risorsa del tutto impraticabile, Agni sfrutta il suo potere per tagliare parti del proprio corpo e offrirle agli abitanti del villaggio in cui vive per sfamarli. Il cannibalismo diventa il principale mezzo di sostentamento della comunità, una pratica che si sovrappone in tutto e per tutto con l’esigenza stessa della sopravvivenza. Un giorno tuttavia, alcuni militari dell’armata di Behemdolg...
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Interviste
Intervista a Gianfranco Baruchello
di Felice Cimatti
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Avevamo proposto a Gianfranco Baruchello una conversazione a partire dal significante DARE-FUOCO. Le domande prendevano spunto da quello che lo stesso Baruchello ha scritto nella Psicoenciclopedia possibile
(2020), recentemente pubblicata dalla Treccani, proprio alla voce FUOCO, che riportiamo per esteso:
FUOCO: v. Carne, Cenere, Esercizi, Pane. – Progetti e costruzione di un forno da pane in muratura. Discorso sul fuoco e la cenere. Energetica degli inferi. Tipi di cenere. Il pene-di-ghiaccio del sabba. Le braci per cuocere. Arrosto rituale, dieta carnea del sacerdote. La concia delle carni. L’incendio estivo. Velocità delle fiamme. Piatto di spaghetti e tavolino in fiamme: ripetizione delle prove. Fiamma dei vigili urbani come arma. Incendi nella città nel corso di dimostrazioni.
Le mie proposte di discussione erano quelle che trovate qui di seguito. Come state per ascoltare Baruchello ha parlato di tutt’altro. Ma, come vedrete, non del tutto:
Come si arriva dal FUOCO agli ESERCIZI, la cui prima definizione è "La pratica dell’esercizio come (nell’) arte?". Fra l'altro ESERCIZI è un lemma fra i più lunghi di tutta la Psicoenciclopedia possibile.
Mi ha colpito che nelle immagini che proponi a commento della voce FUOCO ci siano sempre delle fiamme. In altri casi il collegamento fra lemmi e immagini è molto meno immediato. Perché per FUOCO sei stato così attratto dalle fiamme, perché non hai sentito il bisogno di allontanartene?
Sempre basandomi su una semplice associazione d’idee ho cercato il Lemma ACQUA, dove scrivi: “Idee e progetti a partire dall’acqua come elemento fisico ma anche come contesto, ambiente”. ACQUA è una Lemma molto più articolato e lungo rispetto a FUOCO. Non c'è fuoco nella tua arte?
Al lemma CARNE scrivi subito all'inizio: “Progetto sul rapporto parola e immagine”. Quindi il FUOCO è una specie di voce della CARNE? La parola, per te, infiamma?
Al lemma CENERE scrivi: “Cenere come pentimento (ciò che resta del fuoco?) e come lutto (tutta la vita bruciata, il tempo andato-in-fumo?). Il carbone (nero come il), il carbonizzato, ridotto (l’uomo) in cenere, memoria delebile del fuoco. Fuoco e cenere”. Come se tu vedessi il fuoco diventato cenere, più che il fuoco creativo, ad esempio l'incendio che distrugge la vecchia Roma di legno che permetterà la costruzione della nuova Roma di marmo e pietra. Mi sembra di capire che tu vedi il fuoco dal punto di vista del suo estinguersi, la cenere appunto, più che da quello del suo divampare.
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Il FUOCO, per te, non sembra scaldare. Non lo associ, ad esempio, a CASA. Al contrario, e non a caso direi, il primo collegamento che proponi per il lemma CASA è ACQUA. Questo collegamento mi ha fatto venire in mente NAVE, come una specie di casa galleggiante, che però non c'è nella Psicoenciclopedia possibile. Però c'è il lemma NAVIGAZIONE: in effetti la prima definizione che proponi è “Operazione nel campo del controllo e verifica delle contraddizioni”, che potrebbe andare bene anche come definizione della CASA.
Se penso a molti dei tuoi lavori, al bianco di molte tue tele, il rosso-arancio del FUOCO in effetti è fuori luogo. Così per curiosità ho pensato a Burri, che invece lavorava con il fuoco. Il nome Burri ricorre solo due volte nella Psicoenciclopedia, dentro il lemma RETROVISIONE: “A Venezia, dove da ragazzino avevo sentito dileggiare dagli adulti di allora il ‘polimaterico’ Prampolini, ero tornato per la prima volta alla Biennale incontrando (stupendo impatto) un enorme Burri, una sottoveste bianca ‘spiaccicata’ su uno sfondo rosso fiamma. Se lo fa lui, posso farlo anch’io, questa fu la mia reazione immediata. Da quel Burri (con lui non sono riuscito poi a scambiare qualcosa di più di un buongiorno, da Rosati) è partita la serie dei miei oggetti-personaggi destinati a popolare le mie tele di allora, dipinte con il solo dito immerso nel minio gliceroftalico (la couleur provisoire)”. Ti chiedo, infine, c'è un rapporto fra il FUOCO e la RETROVISIONE? Forse, mi permetto di suggerire, visto quello che tu stesso scrivi, CENERE?
Dopodiché, come si può ascoltare nella breve intervista che trovate qui di seguito, Baruchello ha apparentemente parlato d’altro, della memoria. Si riferisce propriamente al suo video Ars Memoriæ
(2009), in cui si vede l’artista che, dopo aver osservato una serie di fotografie che riguardano la sua vita (dal 1924 al 1984), le commenta e poi le getta nel fuoco di un camino. Un gesto introdotto da queste parole: “Ora ricordo e mi chiedo: ma ero proprio io? Questa ‘scorribanda’ nella memoria, che chiamerò per intenderci, ‘opera d’arte’, voleva solo verificare se ero in grado di formulare, raggiungere un personale confine del ricordare. Ma il definitivo esito dell’operazione, per i motivi che ho prima descritto non poteva che essere la scelta dell’oblio. Di una benefica personale amnesia che ho realizzato oggi 10 febbraio 2009, dando alle fiamme l’intero gruppo delle sessantadue schede che formavano il mio archivio” (v. Gianfranco Baruchello, Archive of Moving Images. 1960-2016, Alessandro Rabottini, Carla Subrizi, eds.,Edizioni del MADRE, Napoli, p. 468).
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Rubriche
Che cos'è la salute!
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Che cosa vuol dire essere sani? Che cosa è la salute? Una risposta semplice è che la salute è lo stato di bene-essere della persona. Io sono in salute quando sono integro; quando esercito il mio essere; quando vivo bene. Il bene-vivere è il bene-essere...
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Espansioni
La giusta distanza
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Le fiamme si propagheranno rapidamente come fiamme che si propagano rapidamente. La rosa profumerà come una rosa. La vostra ombra vi seguirà come un'ombra. Qualcosa sarà certo come soltanto qualcosa può essere certo.
Quattro parlanti (a, b, c, d) di Peter Handke
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