A gennaio mentre tuttə (cioè chi seguo sui social) sceglievano la parola dell'anno io mi son ripetuta mentalmente che io "non sono una da parola dell'anno" quindi anche se nella mia testa ne ho sentite girare alcune, non le ho segnate, peccando di superbia con il mio inconscio.
Ho lasciato finire marzo e queste due parole continuano a girarmi intorno e non se ne vogliono più andare: coraggio e possibilità.
Mi sono fatta un bagno di umiltà e le ho annotate per vedere che effetto farà, poi mi sono chiesta, quante sono le volte che non ci permettiamo di essere perché pensiamo di conoscerci già?
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Ben ritrovatə, come stai?
io assorbo facilmente l'emotività da fuori e pur non volendo devo fare uno sforzo per non farmi trascinare dalle emozioni esterne.
Tutto quello che sta accadendo attorno a noi mi ha piegata per parecchi giorni, mi son sentita ripiombare nel vuoto come quando c'è stato il lockdown, è capitato anche a te?
Dentro ci ho ritrovato la me adolescente, quella intransigente e arrabbiata con il mondo. Ne ho parlato in un incontro con la mia psicoterapeuta ed è bastato per ricordami quali sono gli strumenti che ho per attraversare questo momento. Lavorare in proprio può farti sentire molto solə, soprattutto per chi come me lavora da casa, il rischio è aggiungere chiamate e videochiamate per socializzare quando in realtà basterebbe una passeggiata.
Sto leggendo il libro di Domitilla Ferrari - Il pessimo capo che racconta esattamente questo: "Dalle 9 alle 18 con una pausa pranzo in mezzo, abbiamo visto scomparire il caffè con i colleghi, il chiacchiericcio utile anche a fare quattro passi tra un piano e l'altro, a farsi venire in mente idee, a stringere relazioni, a chiarire dubbi in maniera informale e quindi veloce. Tra una call e l'altra le pause sono proprio scomparse. Non c'era più tempo. Siamo andati in burnout. Io per giorni non ho fatto altro che call. Ho cambiato lavoro durante il lockdown e molte delle mie videochiamate erano con colleghi nuovi che, presentandosi, mi raccontavano del lavoro che stavano facendo: non ho mai faticato tanto a conoscere ed entrare in contatto con persone nuove".
Questo mese i corsi fatti con Accademia d’Impresa sono stati ossigeno puro. Il mio primo salto coraggioso dell’anno.
Fino a un minuto prima di entrare in classe mi sentivo totalmente in difetto ma dopo quattro ore non mi ricordavo più i motivi di quel disagio, stare a contatto con tanti occhi tutti insieme mi ha dato un sacco di energia!
Come è andata? risposta breve: bene. Al primo corso sono crollata a letto alle 15 del pomeriggio per sfinimento mentre con l'altro sono riuscita anche a lavorare 2 ore ed andare in palestra. Penso sia questione di allenamento.
Non sono mancati confronti. Ce n'è stato uno in particolare sul "creare a seconda dell'estro della giornata" che mi ha portata ad approfondire perché sia tanto importante avere una coerenza visiva nel racconto delle aziende online.
Trovo sfidante, come professionista, avere dei limiti per far funzionare una grafica dato che è proprio questo che lo rende un mestiere.
Neanche a me piace usare un colore per anni, ma a volte è necessario per mantenere una costanza che va al di là della soddisfazione personale. Serve a farsi scegliere a farsi ricordare, a creare un elemento chiave che dica di voi anche senza il vostro logo.
Durante il secondo incontro ho parlato di brand identity, facendo un gioco dove toglievo il logo alle promozioni di Vodafone, Dove, The North Face per mostrare quante chiavi di lettura ci sono in un design: lo stile fotografico, i soggetti, i colori, i font. Tutta questa giostra si ripete continuamente per fissarsi nella nostra mente.
Per capire quante cose ci sono dietro alla scelta di una buona brand identity ho usato il Prisma di Kapferer che è uno strumento utile per guardarci da fuori a dentro.
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