Ho sempre creduto che di fronte alla paura vi fossero solo due strade possibili: farsi bloccare o sfidarle.
Amo le sfide, soprattutto quelle contro me stessa. Così mi sono ritrovata più e più volte a guardare giù da un precipizio, per sfidare le mie vertigini.
O sola su un treno di notte, che attraversava l’Italia per sfidare la paura del buio. O ancora, a sfrecciare in autostrada, da sola, per superare il terrore che improvvisamente aveva iniziato ad assalirmi in macchina, dopo che un mio amico troppo giovane aveva perso la vita in un incidente.
Mi sono buttata a fare cose che avevo paura di fare, per il gusto di dimostrarmi che mi facevano paura solo finché non le facevo.
Alcune, come buttare via due lauree e iniziare a fare la fotografa, le volevo veramente, altre sono stati capricci di un ego malato di sindrome di onnipotenza.
Certe paure sono state passeggere, contingenti e come sono arrivate se ne sono andate (non saprò mai se per l’averle sfidate o se perché semplicemente la loro funzione fosse finita).
Ma come oggi ancora soffro di vertigini, vi sono cose che mi fanno tuttora paura. Se ci penso bene in realtà vi sono paure che nella mia vita si sono travestite molto bene, sotto strati e strati di bisogni rinnegati e desideri inesauditi, ma questa è un’altra storia, di cui forse prima o poi ti racconterò.
Le paure però possono bloccare, farci procrastinare, autosabotare e rinchiuderci in prigioni con sbarre che sono giorni tutti uguali. Ho visto anime in ostaggio della propria paura, buttare via la chiave della felicità, quando sarebbe bastato un minuscolo atto di coraggio per conquistare la libertà.
Coraggio deriva dal latino cor,cordis ‘cuore’ e ‘habeo’ avere cuore. Che forse allora mancare di coraggio, non sia un mancare di amore verso se stessi? Anche questa forse è un’ altra storia, perché quello di cui voglio raccontare oggi è solo lei, la paura, le paure, tutte quelle che abbiamo avuto, abbiamo e avremo nella nostra vita.
Che tu finora abbia sfidato le tue paure o te ne sia fatta bloccare, vorrei proporti di elogiarle.
Mi sono resa conto che continuare a combattere le mie paure è un grandissimo investimento di energia. Spreco energia per nasconderle al mondo, consumo energia per sfidarle costantemente. Così mi sono chiesta a cosa serve ogni mia paura? Di che cosa ho paura, perché? davanti agli occhi allora mi si è palesato di come ogni mia più grande soddisfazione derivi da una paura.
La paura di essere sola e che nessuno mi amasse si è trasformata nella capacità di stare da sola, di godere della solitudine. Mi ha spronato a cercare l’amore per me stessa dentro di me e non negli altri. La paura di non avere reti di protezione ha fatto sì che quelle reti me le creassi da sola, così per quanto abbia sempre inseguito i miei sogni, l’ho sempre fatto in modo consapevole, con i piedi ben piantati a terra e conti alla mano, per trasformare i sogni in progetti realizzabili. E così via, ho analizzato le mie paure e le ho elogiate, ringraziate, per la funzione che hanno avuto finora.
Forse nessuno mi vuole bene come le mie paure, nessuno tenta di proteggermi e al contempo spronarmi a fare meglio come loro.
Abbracciarle è decisamente meno faticoso che sfidarle è più proficuo che soccombervi.
Così quando ho paura ora mi chiedo: cara paura, che cosa mi vuoi dire? Forse mi stai dicendo che c’è un modo migliore per fare la tal cosa, che devo analizzare meglio le conseguenze o vuoi mostrarmi che dentro di me vi sono risorse, tesori, che è ora di sperimentare?
Viaggiamo insieme io e le mie paure, spesso è un viaggio affollato come quello sulla corriera Moretti, che scende dal nord a sud ad Agosto e spesso sono rumorose come la signora del sedile da parte al mio che videochiama tutti i 35 nipoti e mi distrae, mentre io vorrei stare solo concentrata sulla meta, ma imparare a voler loro bene, a riconoscergli il ruolo importante che hanno avuto nella propria vita, nei propri successi, addirittura ad essere loro grate, rende il viaggio decisamente più sereno e quasi divertente.
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