Nasce nel 500 d.C., seconda figlia del guardiano degli orsi dell’Ippodromo di Costantinopoli, in un quartiere infimo e degradato. Fin da piccola impara l’arte di arrangiarsi per vivere: è attrice, intrattenitrice e forse cortigiana. Dopo un periodo in Libia, si avvicina alla fede attraverso le dottrine dei monosofisti e la sua vita cambia: abbandona la vita sfrenata e torna a Costantinopoli. Qui conosce Giustiniano, che se ne innamora perdutamente e che, pur di sposarla, convince l’imperatore Giustino I, suo zio, a modificare la legge con cui veniva impedito il matrimonio tra aristocratici e attrici. Alla morte di Giustino I, Giustiniano diventa Imperatore e Teodora Imperatrice, la “basilissa” d’Oriente: a questo punto di fatto ordina e decide come un uomo di stato. Tale ruolo le verrà riconosciuto facendola entrare a pieno titolo in politica in occasione di una rivolta contro l'Imperatore. Tutti le riconoscono quella forza, abilità e visione politica che mancano al consorte. Teodora si fa promotrice di leggi sulla prostituzione, abolendo le case di tolleranza e riscattando le prostitute dai loro padroni. Rinforza l’istituzione del matrimonio ponendolo come base regolatrice della società. In seguito a questo, fa modificare la legge sul divorzio, tutelando le donne dai soprusi dei mariti, anche dal punto di vista economico. Giustiniano è consapevole del potere della moglie e lui stesso ammette di confrontarsi con Teodora su molte questioni prima di decidere. Teodora fa un’altra cosa eccezionale per il periodo e per il fatto di essere una donna: entra nel merito della diatriba religiosa che dilaniava l’impero, ma anche tutta la cristianità, da più di un secolo, quella sulla Natura di Dio, rompendo l’ennesimo muro. Teodora muore nel 548 d.C., ancora giovane, per una malattia incurabile, lasciando un’eredità importante, oserei dire “rivoluzionaria”. Recensione a cura di Paola Vichi.
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