Un investigatore di Essere Animali ha lavorato sotto copertura in un allevamento intensivo di galline destinate alla produzione di uova

Comunicato stampa - 7 ottobre 2019

Un investigatore dell’organizzazione Essere Animali ha lavorato sotto copertura in un allevamento intensivo di 56.000 galline destinate alla produzione di uova e, con una telecamera nascosta, ha filmato comportamenti violenti degli operatori nei confronti degli animali e l’uccisione delle galline malate, colpite con un bastone e lasciate agonizzare per diversi minuti.

Le uova, come mostra il video pubblicato oggi dall’organizzazione, vengono caricate su un camion della Naturelle, una marca di uova molto diffusa nei supermercati e riconducibile al gruppo Eurovo, la multinazionale italiana leader europeo del settore.

“Il nome del marchio rievoca la natura, ma le uova prodotte in questo allevamento provengono da galline maltrattate e chiuse in gabbia.”

 

L'indagine

Il video dell'indagine

Le fotografie dell'indagine, liberamente utilizzabili con il credit "Essere Animali"

Il filmato dell’investigatore documenta il trattamento riservato agli animali malati, gettati ancora vivi in cumuli di cadaveri o uccisi a bastonate. Le immagini mostrano una gallina ancora viva dopo essere stata colpita più volte con un bastone di legno.

“La legge consente l’abbattimento d’emergenza di un animale malato e il colpo di percussione alla testa è un metodo ammesso per le specie avicole, ma deve essere effettuato da persone con un’adeguata formazione e in modo da non causare agli animali sofferenze evitabili. In questo allevamento il personale, dopo aver colpito le galline con metodi improvvisati, non ne controlla nemmeno l’avvenuto decesso. La morte di questi animali non è immediata, ma lenta e dolorosa”.

Enormi perplessità suscita anche il metodo con cui gli operai spostano le galline, gettate con violenza da una gabbia all’altra. Secondo le buone pratiche di carico stilate dalla Commissione europea gli animali andrebbero presi con attenzione per le zampe e il petto, per evitare che subiscano lesioni e fratture ossee che potrebbero provocarne anche la morte.

Essere Animali ha presentato denuncia alla Stazione dei Carabinieri Forestali di Verghereto (FC), dove è situato l’allevamento, ravvisando violazioni al D.Lgs 26 marzo 2001, n. 146 sulla protezione degli animali negli allevamenti e chiedendo che venga riconosciuto il reato di maltrattamento di animali, art. 544 ter c.p., che punisce chi cagiona gravi lesioni fisiche “con crudeltà̀ e senza necessità”.

L’organizzazione ha chiesto inoltre di verificare la tipologia di gabbie utilizzate e la densità degli animali all’interno, che dalle immagini non sembrerebbero soddisfare i requisiti prescritti dal D. Lgs. 29 luglio 2003, n. 267 sulla protezione delle galline ovaiole, circa la presenza degli arricchimenti ambientali e il numero di animali in relazione alla superficie della gabbia.

“L’allevamento in gabbia è consentito, ma è brutale. Per legge ogni gallina dispone di soli 750 cmq, uno spazio poco più grande di un foglio da fotocopie in cui non riesce nemmeno a distendere le ali. La quasi totale immobilità, la mancanza di luce naturale e lo sfregamento continuo con il pavimento e le sbarre di ferro provocano agli animali problemi alle articolazioni, anemia e perdita delle piume. Le condizioni degli allevamenti in gabbia sono così anguste che le galline vengono mutilate del becco, per evitare che si uccidano fra loro per lo stress.”

Nel 2018 in Italia sono state allevate 38,9 milioni di galline per una produzione di 12 miliardi di uova, di cui circa la metà provenienti da sistemi in gabbia. Al momento dell’acquisto il consumatore può scegliere la tipologia di allevamento, mediante il primo numero del codice stampato sul guscio. Il numero 3 indica l’allevamento in gabbia da cui provengono, se non specificato, anche le uova utilizzate dall’industria alimentare per la preparazione dei prodotti pronti. Solo i codici 0, allevamento biologico e 1, allevamento all’aperto, consentono agli animali di razzolare all’esterno.

“Il nostro invito è anche quello di ridurre i consumi. Ogni italiano mangia in media 200 uova l’anno, un numero che rende necessari allevamenti intensivi che, come documentato anche con altre indagini realizzate presso diversi produttori di uova, non possono garantire agli animali condizioni di vita dignitose. Come consumatori abbiamo il potere di influenzare il mercato, ma un segnale importante deve provenire anche dalle Istituzioni. Per questo abbiamo lanciato una petizione per esortare la politica a riformare le leggi sulla protezione degli animali negli allevamenti.”

Referente per i media:

Montuschi Simone - portavoce

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Essere Animali - Chi Siamo

Essere Animali è un'associazione che realizza coraggiose indagini per mostrare le condizioni degli animali negli allevamenti intensivi e nei macelli. Le nostre campagne spingono istituzioni e aziende a intraprendere politiche in favore dei diritti animali e ispirano sempre più persone verso scelte alimentari consapevoli.

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