La newsletter per chi ha sete di comunicare |
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Ciao , eccoci qua, al primo numero di Spuma, la newsletter a quattro mani: quelle di Silvia Ghisi, copywriter, e di Elisa Santambrogio, graphic e web designer. Ti scriviamo con il nostro bagaglio di emozioni, e di ansietta da prestazione, prima di imbarcarci in questa avventura, che salpa in un venerdì d'inizio estate.
Speriamo di soddisfare le tue aspettative e non smetteremo mai di ringraziarti per l'iscrizione e la fiducia! Non ce l'aspettavamo da così tante persone.
Ti diamo il benvenuto a bordo e ti offriamo una Spuma virtuale e rinfrescante, da sorseggiare mentre leggi il primo numero della nostra newsletter.
Prima di impegnarci in questo progetto mensile, in cui a volte raccontiamo di noi e dei nostri rispettivi lavori, ci siamo interrogate molto per capire se avesse senso uscire con Spuma, e se fosse il momento giusto.
Esistono moltissime newsletter e quelle a cui siamo iscritte sono meravigliose, di livelli davvero elevati. Ha senso proporne una ulteriore? Sarà interessante e di valore? Sarà utile e di ispirazione?
Ci siamo risposte: sì, ha senso. Noi ci proviamo. Perché crediamo in questo progetto, uniamo competenze diverse e a modo nostro: quelle della comunicazione e del copywriting, con la passione per l'inclusività (di Silvia), e della grafica e del web design (di Elisa).
Inoltre, abbiamo notato che i social - ahinoi - non garantiscono più una buona copertura e visibilità, e cambiano dall'oggi al domani. Perciò avere un canale tutto nostro - non di proprietà altrui -, per parlare direttamente con te, secondo noi è una buona idea. Che dici, ?
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Se hai un brand e lo promuovi solo tramite i social, infatti, può essere non solo rischioso, ma a volte anche poco efficace. Vediamo perché:
cambiano le regole molto spesso, l'algoritmo muta di continuo e gli aggiornamenti talvolta introducono novità poco gradite;
ti cancellano il profilo, lo bloccano, o ti bannano, in alcuni casi senza farti sapere il perché;
i post e le storie sono diventati praticamente invisibili, su Facebook e Instagram, a meno che tu non investa in pubblicità. Oppure inizi a produrre Reel.
E poi stare sui social può essere impegnativo, perché se si vogliono soddisfare l'algoritmo e le sue logiche bisognerebbe produrre costantemente contenuti. E, molto spesso, queste logiche non fanno per noi, non si adattano al nostro essere e al modo in cui concepiamo il lavoro. Per non parlare del senso di frustrazione e inadeguatezza che talvolta si prova nel paragonarsi costantemente a creator, sempre sul pezzo, che vediamo nel feed. Ah, la società della performance!
I social hanno anche un lato positivo, perché ce l'hanno. Ed è il rapporto che si crea con le persone, che fanno parte della cosiddetta "community". Per noi è quello che accade con Instagram, dove abbiamo potuto conoscere persone preziose, che sono diventate amiche, e con cui dialoghiamo e ci confrontiamo in modo sincero e onesto. Sono nate reti, sono fioriti legami, che altrimenti non si sarebbero potuti creare nel bel mezzo di una pandemia. Sta a noi, dunque, trovare il nostro equilibrio su queste piattaforme.
Se però anche a te ultimamente i social stanno stretti e ti interessa aprire canali proprietari, come blog e newsletter, seguendo i tuoi tempi e ritmi, e non quelli delle big tech, abbiamo scritto due articoli che possono fare al caso tuo.
Silvia ne ha scritto uno sul potere del blog (è di un anno fa, ma è ancora attuale) ed Elisa sul valore della newsletter.
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Quindi, tirando le somme, abbiamo valutato che è il momento giusto per uscire con Spuma.
E lo diciamo proprio noi, due professioniste che con i momenti giusti hanno un rapporto un po' strano. Entrambe, come numerose altre persone, abbiamo detto addio ai rispettivi posti fissi e ci siamo imbarcate, dopo mesi, nel club delle Partite Iva, in piena pandemia. 😃
Lo abbiamo fatto perché avevamo il privilegio di farlo. Ma anche perché non erano più - da anni - la vita e il modello di lavoro che facevano per noi, nonostante i progetti belli e interessanti che ci erano affidati.
Aprire Partita Iva, dopo avere lavorato un'abbondante decina di anni come dipendenti, non è facile e non è tutto rose e fiori. Anzi.
Alla soglia degli “anta” (ciao ciao, Elisabetta Franchi) iniziare da zero e pompare il proprio personal branding è una bella sfida e un bell'impegno.
Ci poniamo tuttora mille domande, e ci scontriamo sempre di più con la presunta “sindrome dell'impostora”, che martella giorno e notte, e si fanno i conti con gli obiettivi che a volte non arrivano.
Non credere, quindi, a chi ti dice “se vuoi puoi”, “fai il lavoro dei sogni e non lavorerai nemmeno un giorno”. Tutta retorica che passa messaggi sbagliati, gravi, che spalancano le porte allo sfruttamento. Se voglio e non posso? E se voglio ma non riesco? Non è colpa mia, ma, magari, di un sistema che non mi rappresenta e per cui resto invisibile.
Ora facciamo il lavoro che vogliamo, che ci piace, e con i tempi che ci rispecchiano. Ma, ripetiamo: non è facile e nulla è dato per scontato, nemmeno la clientela. Soprattutto la clientela. Oggi ce l'hai, domani non si sa. Oggi c'è chi ti dice "sei nella squadra" o "preventivo approvato", poi passano i mesi e il progetto non parte. Quindi ti tocca ricominciare daccapo, con la ricerca di lavoro e progetti, e pensare alle entrate mancate, che invece avevi previsto. Avevamo fatto i nostri calcoli, ma non pensavamo che fosse così difficile garantirsi una clientela fissa, che molto spesso ci è arrivata per il passaparola di amiche, amici e di colleghe. Grazie. 💙
Tornando ai canali proprietari per il branding (personale o meno), come blog e newsletter, va anche detto, per onestà, che non è un percorso immediato, né privo di pianificazione e strategia. Anche questa newsletter, ad esempio, ci ha richiesto tempo e impegno: abbiamo iniziato a ragionarci a fine inverno, poi sono nate le prime idee, il nome, il logo, la grafica, il workflow dell'iscrizione, le rispettive pagine e landing con i form di iscrizione, le privacy policy, il calendario editoriale social per il lancio e la scrittura del primo numero.
Ma ora siamo felicissime e orgogliose di presentarla. Ti piace?
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Considerando che Spuma vuole essere una newsletter di approfondimento, ma anche leggera e fresca, diciamo che per questo mese abbiamo scritto abbastanza.
Se vuoi scriverci tu, per lasciarci un parere, condividere con noi una riflessione, o per suggerimenti, siamo molto felici di leggerti. Puoi rispondere a questa email.
Ora vogliamo salutarti, prima dell'attracco, con una carrellata di cose belle, che non lasciano l'amaro in bocca.
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Il primo giugno si è presentata Sfantà, associazione non profit che promuove la sicurezza in montagna, e non solo, con l'obiettivo che chi esce per un'escursione nella natura torni a casa per cena.
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Assieme a numerose persone, anche noi abbiamo dato il nostro piccolo contributo alla sua nascita, curando alcuni aspetti della comunicazione. Che onore! A coordinare e guidare la famiglia di Sfantà è la bravissima collega Elena Panciera. Una delle persone conosciute proprio grazie a Instagram, e diventata una cara amica.
L'associazione nasce in memoria di Federico Lugato, marito di Elena, che nell'agosto 2021 ha perso la vita sulle Dolomiti Bellunesi, ed è stato trovato dopo settimane di ricerche.
Sfantà ora ha bisogno che la famiglia si allarghi. Cerca socie e soci e persone volontarie che possono aiutarla a realizzare i suoi obiettivi, ma anche aziende che credono nei suoi valori. Perché quando si è in tante e tanti si può fare tanto. Pensi di essere la persona giusta?
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Giugno è il mese del Pride e ti suggerisco di vedere Heartstopper (su Netflix). Una serie tv, nata dalla graphic novel di Alice Oseman, sui temi dell’orientamento sessuale e dell'identità di genere nell’adolescenza, trattati con realismo e delicatezza. Si parla di coming out, relazioni romantiche, ma anche di omofobia, transfobia, bullismo e salute mentale. Assieme a Sex Education, è la serie tv teen che mancava, e che mi sarebbe piaciuto vedere, quando ero adolescente. L’ho trovata dolcissima e commovente.
(consigliata da Silvia)
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Sono appassionata di serie crime un po' macabre, quelle scandinave sono le mie preferite. Ma restando in tema adolescenza e nel Regno Unito, ti consiglio Derry Girls, disponibile su Netflix, solo in lingua originale con sottotitoli in italiano. La serie, ambientata nei primi anni '90 a Derry, con humor britannico, racconta i disordini che hanno caratterizzato l'Irlanda del Nord in quegli anni. Lo fa attraverso la vita di quattro ragazze (Erin, Orla, Clair e Michelle) e del cugino inglese di una di loro (James), costretto a frequentare assieme a loro la scuola cattolica femminile.
(consigliata da Elisa)
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Ad aprile ho preordinato il libro che mancava, e che da tempo desideravo, perché necessario. A scriverlo (rullo di tamburi e occhi a cuoricino) sono nienteméno che, in ordine alfabetico: Valentina Di Michele, Andrea Fiacchi e Alice Orrù, con il contributo anche di altre persone da cui si impara sempre tantissimo.
Pochi giorni fa ho ricevuto a casa la mia copia. La lettura scorre veloce, in un sorso, da tanto è chiaro e appassionante il contenuto. Consiglio di consultare il libro ogni volta che compare un dubbio, di lavoro ma anche personale.
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Di cosa sto parlando? Di “Scrivi e lascia vivere”, edito da Flaco Edizioni. Questo manuale pratico di scrittura inclusiva e accessibile è il vademecum dei linguaggi inclusivi. Utilissimo, e da avere, se ti interessa sapere di più, o ti stai interrogando, sul ruolo e il potere delle parole.
(consigliato da Silvia) |
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Non sai cos'è il linguaggio inclusivo e ti incuriosisce leggere un’introduzione generale? Ho scritto, sempre un anno fa,
un articolo nel blog
per chiarire alcune importanti questioni con esempi semplici. Ma nel manuale troverai moooolto di più. 😉
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Grazie per averci lette fino a qui!
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Ti salutiamo con due canzoni
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