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Bollettino settimanale sull'intelligenza artificiale

Buon venerdì!

La fine dell'anno è sempre un periodo di report e l'intelligenza artificiale non fa eccezione. Nel bollettino di questa settimana ho voluto evidenziare tre documenti, tutti usciti questo mese, che secondo me fotografano bene il momento attuale nel nostro settore.

Come sempre siete liberi di mandarmi commenti e segnalazioni contattandomi sui social (Twitter, Facebook, LinkedIn) o via e-mail con una risposta a questo messaggio.

Buone feste!

Luca Sambucci

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AI Index Report 2019

Giunto al suo terzo anno, l’AI Index Report (pdf) dello Stanford Human-Centered AI Institute si è già affermato come uno dei più importanti documenti di sintesi sullo stato dell’intelligenza artificiale nel mondo.

Il rapporto è diviso in nove aree, definite capitoli, dalle quali si cerca di dedurre lo stato di sviluppo, di penetrazione, di maturità dell’AI. I capitoli sono: Ricerca e sviluppo, Conferenze, Performance tecniche, Economia (lavori, investimenti, attività aziendali), Sistemi autonomi (auto e armamenti), Percezione pubblica, Considerazioni sociali (etica) e Strategie nazionali.

Da ognuna di queste aree si prendono quindi in esame le novità, i traguardi, lo stato dell’arte in ogni Paese, per stilare infine una classifica dei Paesi più “performanti”. Da quest’anno inoltre grazie al Global AI Vibrancy Tool è possibile visualizzare la posizione del proprio Paese rispetto agli altri a seconda dei vari parametri di giudizio.

Con un pizzico di rammarico possiamo notare che l’Italia non primeggia praticamente in nessun’area. I Paesi con l’indice più elevato sono Stati Uniti, Cina e – sorpresa – Singapore.

Il rapporto completo (in pdf) è consultabile qui: 2019 AI Index report

2019-12-27
LinkedIn: i lavori nell’intelligenza artificiale sempre più ambiti dalle aziende

LinkedIn ha pubblicato il suo Emerging Jobs Report 2020, dove il social network più utilizzato per la ricerca di impiego analizza i dati dell’ultimo anno in 17 Paesi (fra i quali l’Italia) per predire quali saranno i lavori emergenti più richiesti.

Robotica, Data science e intelligenza artificiale presenti sul podio in praticamente tutti i mercati presi in esame. Il ruolo di AI Specialist si trova al primo posto in ben otto Paesi. In Italia il primo posto invece è occupato dal Data Protection Officer (frutto di una presa di coscienza del GDPR un po’ a scoppio ritardato), seguito dal Salesforce Consultant e infine dal Big Data Developer. Appena fuori dal podio, al quarto posto, troviamo anche per il nostro Paese il ruolo di AI Specialist fra i lavori emergenti più ricercati.

Per approfondire: These Are the Fastest-Growing Jobs Around the World

2019-12-24
Ospedali e AI, quattro pilastri essenziali

Che il settore della sanità sia uno di quelli dove l’intelligenza artificiale potrebbe generare le ricadute più grandi ormai lo diciamo da diverso tempo.

Ovviamente della cosa se ne sono accorti anche gli addetti al settore, come l’American Hospital Association (AHA, un’associazione che comprende 5.000 fra ospedali e istituti sanitari negli Stati Uniti) che ha recentemente pubblicato un rapporto (pdf) dove identifica quattro pilastri (definiti “building blocks”) sui quali concentrare gli sforzi per massimizzare i benefici dell’AI in campo ospedaliero, evitando allo stesso tempo gli errori più comuni:

Persone: si dovranno identificare nelle organizzazioni i responsabili che supervisioneranno l’applicazione dei progetti AI, definendone le priorità e rispondendo dei risultati.

Si tratta di un primo passo essenziale. L’AI è uno strumento, da sola non si sviluppa, oppure può avere sviluppi abnormi e incontrollati, con ricadute negative. Le persone devono sempre essere al centro, poiché hanno una corretta visione d’insieme e sono maggiormente in grado di fare un’analisi costi-benefici che tenga conto di tutti i fattori importanti.

Linee guida (policy): poiché l’intelligenza artificiale si basa sull’analisi dei dati, l’organizzazione dovrà avere solide linee guida che governano la trasmissione e la privacy dei pazienti.

Questo punto riconosce correttamente uno dei principali problemi nella gestione dei dati, ovvero il diritto alla riservatezza degli interessati. I dati medici dati in pasto agli algoritmi dovranno essere protetti adeguatamente, e quegli ospedali che intendono sviluppare progetti AI dovranno prima assicurarsi di avere policy per la protezione dei dati al passo coi tempi, effettivamente seguite e rispettate da tutto il personale.

Risorse: chi si aspetta che i progetti di intelligenza artificiale migliorino la cura al paziente dovrà sostenerli con i fondi adeguati.

Puro buonsenso. Chiunque abbia aiutato l’AHA a stilare il rapporto si dev’essere sicuramente scontrato, nella sua esperienza, con il classico problema dei progetti partiti con le migliori intenzioni, quindi lasciati senza budget, infine naufragati perché i risultati non piacevano ai manager.

Tecnologia: i risultati dei progetti AI (l’output) dovranno essere efficacemente integrati nei lavori e nelle pratiche dell’ospedale, mentre i dati che fluiranno nei progetti (l’input) dovranno essere precisi e accurati. Per tutto questo servono le tecnologie adeguate.

Nessuno vuole produrre risultati sbagliati, cosa che succederà se i dati inseriti sono “sporchi” o comunque poco accurati. D’altronde se il progetto AI produce dati utili e precisi, sarebbe uno spreco se questi non venissero integrati nelle pratiche dell’ospedale solo perché non ci sono i mezzi operativi per farlo. Entrambi i problemi si risolvono con le giuste tecnologie, che l’organizzazione dovrà adottare se non vuole che i progetti AI diventino inutili.

Per approfondire è possibile scaricare il report in pdf dal seguente link: AI and Care Delivery

2019-12-23
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Roma, Italia

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