Dove risiede il reale del bruciare? Nel dare
fuoco? Oppure nel prendere fuoco? Oppure nel bruciare “in se stesso”? O altrove: nella cenere, forse?
Qualcosa brucia: prende fuoco. “Fuoco: fuoco o, pop., foco [lat. focu(m) ‘focolare’, di etimologia incerta]: s. m. 1. Complesso degli effetti calorici e luminosi prodotti dalla combustione”. Qualcosa brucia: la reazione di ossidoriduzione esotermica, cioè la combustione, accade, ha luogo in una sua certa automaticità fisica. Nel bruciare, coesistono sempre – almeno – un combustibile e un comburente, nel corretto rapporto stechiometrico, e un innesco. Perché vi sia fuoco, occorre la scintilla, l’elemento capace di dare avvio a quella reazione che, d’altra parte, procederà poi autonomamente, da sé (autos), quasi subito, quasi da sempre: la cosmogonia ci dice, in fondo, di un incendio in atto, sempre vivo, della materia stessa nel suo farsi “mondo”...
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