La newsletter per chi ha sete di comunicare |
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Siamo Elisa Santambrogio, graphic e web designer nel suo Waooh Studio, e Silvia Ghisi a.k.a. Cuciverba, copywriter appassionata di SEO e inclusività. Entrambe siamo freelance dal lungo passato in agenzia, appassionate di musica e amanti dei gatti.
Questa è la nostra Spuma, newsletter mensile a quattro mani per chi ha sete di comunicare.
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Ciao ,
Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa.
Così scriveva Gianni Rodari che, tra i numerosi suoi titoli, annovera anche Il libro degli errori.
Perché te ne parlo? Perché è un argomento a cui tengo molto. Voglio fare pace con gli errori e vorrei che un po’ tutte e tutti la facessimo.
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Questo nono numero di Spuma non è uscito a febbraio, un po’ per necessità e un po’ intenzionalmente. Elisa e io volevamo “saltare” la data giusta (sarebbe stata il 24 febbraio) proprio per rimarcare l’imperfezione e il fatto che anche se abbiamo posticipato l'uscita di una settimana non è successo nulla di catastrofico né di negativo.
Gli errori, ahimè, mi attanagliano e, talvolta, mi tolgono pure il sonno. Mi sveglio di soprassalto pensando “oddio, ma ho scritto questo?”, rimugino e non dormo più. Molto spesso accade che il dubbio, diventato via via sempre più una certezza, in realtà sia solo opera dell’auto-sabotaggio della mia mente perché, dopo attenta verifica il giorno stesso, scopro di non aver commesso l’errore che tanto temevo. Non avevo sbagliato nulla, ma la mia mente era convinta di sì. Grazie cervello per il sonno arretrato che mi devi. Anche a te capita, ?
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Sono copywriter dunque non vado d’accordo con refusi, sviste, imprecisioni e strafalcioni lessicali. Però (mi) capitano. Sarebbe impossibile - e decisamente insolito - il contrario. In quindici anni di lavoro nel settore della comunicazione, prima in agenzia, e dopo come freelance, di refusi, di termini impropri, e pure qualche doppia in più, o in meno, ne ho scritti (non di proposito, eh, né a valanghe). È pura e semplice statistica. E per diversi motivi: stanchezza, tanti testi da scrivere in poco tempo, scadenze impellenti, paginate e paginate di roba da rileggere per la millesima volta senza avere una persona con occhio di lince che ti aiuta a correggere le bozze. Ho letto pochi giorni fa in un carosello di Marketing Espresso che a giocare un brutto scherzo nella revisione dei testi è il principio dell’abituazione. Quando continui a leggere lo stesso testo infinite volte l’attenzione diminuisce e il cervello non mostra apposta il refuso, per funzionare meglio e in modo più efficiente. Ora so chi maledire: il principio dell’abituazione. 😁
Fare un errore non è mai bello. Non piace a nessunə: ma non sempre gli errori sono così gravi, né sono sinonimo di noncuranza. E poi già ci penso io a fustigarmi mentalmente, se e quando accade. Oddio, se in un solo testo ce ne sono tanti e ripetuti forse sì, c’è della trascuratezza.
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Pausa per raccontare subito due fatti che mi hanno lasciata F4 basita (cit. Boris). Mentre sto iniziando a pensare questo numero (è venerdì 3 febbraio, quindi sì, Spuma ha dei tempi di lavorazione molto lunghi), a sviscerare l’argomento e i punti da affrontare, accadono due cose a poca distanza l’una dall’altra.
1) Ricevo la newsletter di PopCopy e come si intitola? “Errore, sinonimo di opportunità”.
2) Ginevra Candidi nelle sue storie su Instagram parla di errori dando poi consigli su come gestirli.
“Coincidenze? Io non credo”.
Battute a parte, tutto ciò mi fa pensare che ci sia davvero bisogno di parlare di errori. Ne ho ragionato in direct su Instagram anche con una collega: grazie Giancarla Zaino Marciano per la bella conversazione. Ovviamente in Spuma lo farò a mio modo e portando il mio punto di vista. Sono copy ma non copio. 😜
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Tornando a noi, come dicono gli amici e le amiche di Guido “non sei un cardiochirurgo” (nel mio caso cardiochirurga, ché ci tengo ai femminili professionali) quindi, anche se sbaglio, non muore nessuna persona per colpa mia, né mi devo identificare con l’errore commesso. Io non sono il mio errore: ripetiamolo come un mantra.
Se l’errore è grave però, o addirittura offensivo, allora è bene scusarsi con chi di dovere (il/la cliente? una persona specifica? una comunità di persone?). Se non è grave, si fa pace con l’errore e soprattutto con sé stessə.
Fosse facile però. Sono proprio io la prima che fa fatica ad accettarli, quando capitano, per colpa del perfezionismo. Vado in tilt se un refuso mi è sfuggito al momento della consegna, soprattutto se è destinato alla carta stampata. Che bello quando te ne accorgi ed è troppo tardi, eh? Lui è lì, microscopico, che si confonde in mezzo a tutte quelle lettere in fila, ma c’è. Eccome se c’è e ti guarda pure con il sorrisetto di sfida, insolente che non è altro. Per un articolo online, per fortuna, ci si può “mettere la pezza” e correggerlo all’istante. Se va in stampa, invece, resta impresso a imperitura memoria. Argh! Poi, però, rifletto e mi dico: persino nei romanzi, con tanto di editor e varie revisioni di bozze, si trovano errori. Nel penultimo libro che ho letto ho scovato due refusi, ma non per questo ritengo la storia meno bella, il romanzo di scarso valore e la scrittrice incapace, anzi.
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Comunque, è sempre il mio maledetto perfezionismo che - lo confesso - mi fa desistere dal pubblicare online il mio portfolio professionale. Non so bene perché, ma credo che sia dovuto alla mia riservatezza e pure all’insicurezza. Penso che ci sia sempre qualche persona più brava di me. Pubblicare ciò che scrivo per lavoro è come se mi rendesse vulnerabile e oggetto di critiche legate a questa esposizione. Ma perché poi? Mi viene in mente una frase di Zerocalcare in quel capolavoro di Strappare Lungo i Bordi: sono solo un filo d’erba in un prato. Credo insomma che la gente abbia altro a cui pensare e non gliene freghi molto del mio lavoro. Pensare il contrario sarebbe, tra l’altro, pure un po’ egocentrico, no? Eppure deve ancora arrivare il giorno in cui rendo pubblico il mio portfolio. Sono stata a un soffio dal farlo, ma poi ho desistito.
Stimo molto e provo una sana invidia per chi condivide tutto quello che fa, le recensioni della clientela, i propri lavori insomma. Vorrei avere io quel briciolo di self confidence in più. Probabilmente, invece, con il mio atteggiamento perdo buone occasioni e, citando l’Armadillo, “sono cintura nera di come se schiva la vita”, almeno quella professionale. Preferisco restare nell’ombra, non farmi notare. E per una partita iva, che dovrebbe campare a suon di personal branding, è un po’ un problema. Diciamo che pure focalizzarmi sui miei errori in una newsletter forse non è proprio una mossa strategica in termini di promozione. 😄 Sei freelance e ti rivedi anche tu in quello che scrivo, ?
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Confesso pure che quando scorgo un refuso o un errore in un testo scritto da colleghe/i copy, in cuor mio, mi sento meno sola e percepisco queste persone più umane e vicine. Mi viene da abbracciarle, non da fare la “giustiziera della grammatica italiana”. Evviva le imperfezioni! A proposito di colleghe, ti consiglio la lettura del post di Francesca Mattia, che si può riassumere in “Meglio fatto che perfetto” e su cui concordo assai.
Dopo essermi messa a nudo, in tutta sincerità, su questo aspetto del mio carattere, chiudo con alcune riflessioni che aiutano a fare pace con gli errori.
- Alcuni errori prendono una piega inimmaginabile. Conosci la storia del Cristo Ecce Homo di Borja?;
- sbaglia anche l’AI, l’intelligenza artificiale, che non è nemmeno umana. Basta porle alcune domande per metterla in difficoltà. Lo ha fatto Eloisa Margherita e ha raccolto i granchi del bot generativo in un articolo “i bizzarri errori di ChatGPT”;
- pure Google toppa di brutto: nei suoi docs segna errore “qual è” (lo faceva notare anche Eleonora Orrù nelle sue storie di Instagram) e non, ad esempio, “raccimolare” (maledetto!);
- se hai dubbi lessicali, grammaticali, linguistici non perderti questi due account Instagram: Marco Dixit e Di tante parole. Sono utilissimi e puoi pure divertirti giocando con i quiz.
Per questo mese è tutto. Grazie per aver letto questo mio sfogo.
P.S. Se conosci un tool gratuito “salva sonno” che scova refusi, errori grammaticali e lessicali e vuoi segnalarmelo rispondendo a questa e-mail, ti ringrazio tantissimo. Io finora non ne ho trovati di granché validi. Poi non terrò per me il suggerimento utile e lo condividerò nelle storie di Instagram taggandoti.
Alla prossima Spuma,
A cura di Silvia
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La tecnologia mi piace e mi affascina: è un aspetto fondamentale del mio lavoro, uno strumento di cui non posso fare a meno. Ma se mi chiedi se mi fido ciecamente, ti rispondo di no.
Ti faccio un esempio lampante: alcuni giorni fa mi è arrivata un’email che mi invitava ad aggiornare il computer all’ultimo sistema operativo: più performante, più “user friendly” e con nuove funzioni intriganti. Il rilascio del nuovo MacOs non è così recente, risale alla fine di ottobre 2022; probabilmente dopo 4 mesi nella casa della mela morsicata si sono domandati come mai buona parte di utenza/clientela dotata di un computer compatibile (sono sicura di non essere l’unica) non avesse ancora effettuato l’aggiornamento.
Visto il tempo sufficiente trascorso dalla pubblicazione del “nuovo” sistema operativo, non ti nascondo che per un attimo ho pensato di procedere senza fare una verifica di compatibilità con i programmi che utilizzo per lavoro. Ma l’esperienza insegna e così ho deciso di controllare.
A proposito di accessibilità dei siti web - ne abbiamo parlato proprio nello scorso numero Spuma -, informazioni come questa dovrebbero essere facilmente raggiungibili tramite un link diretto, senza farci perdere tempo e/o la pazienza!
In ogni caso, soprattutto con la tecnologia, “fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio”.
Eccoli lì, infatti, i piccoli bug. Ovvero problemi che, anche se mi permettono di lavorare, rallenterebbero il mio lavoro. Che fare allora? In questo caso, visto che non ci sono problemi di vulnerabilità, aspettare la risoluzione di questi piccoli malfunzionamenti è la decisione più giusta da prendere. Per cui, prima di aggiornare qualcosa su un computer, un tablet o un telefono è bene farsi queste domande:
1) I programmi che utilizzo frequentemente sono compatibili con il nuovo sistema operativo (e viceversa)? 2) Se ci sono, quali sono i problemi riscontrati dall’utenza? 3) Posso permettermi di fare l’aggiornamento o è meglio aspettare ancora un po’?
Ci sono poi situazioni in cui l’aggiornamento è necessario e va fatto il prima possibile. Sono quei casi in cui chi sviluppa il software o l’hardware riscontra problemi di sicurezza seri che, in caso di attacco hacker, metterebbero a repentaglio i dati presenti nel computer.
È proprio di poche settimane fa la notizia dell’offensiva cibernetica che ha colpito, in giro per il mondo, specifici modelli di server. Benché la patch (aggiornamento che va a riparare il problema) fosse stata rilasciata da tempo, non tutte le persone che possedevano questi server hanno fatto l’aggiornamento necessario, mettendo così a repentaglio i dati contenuti.
La tecnologia fa passi da gigante, giorno dopo giorno, ed è bello restare sempre al passo, in alcuni casi però sono fondamentali, prima di tutto, l’affidabilità e la sicurezza.
A cura di Elisa
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Solo dallo scorso anno seguo su Instagram Serena Mazzini a.k.a. @serenadoe__, social media strategist e docente. Analizza e mostra i lati oscuri e meno regolamentati dei social per creare piena consapevolezza sul loro utilizzo. Reclama, ad esempio, le giuste e necessarie tutele per quei bambini e bambine sovraesposti sui social, talvolta pure sessualizzati in nome dell'engagement, delle visualizzazioni e dell'interesse da parte dei brand. Ma non solo, Serena sensibilizza anche su altre importanti questioni.
Inoltre, cura una newsletter quindicinale che si intitola “Diario dei miei insuccessi” (love al primo istante per il nome 😍). Si parla di fallimenti, di non farcela, di anticapitalismo, di storie di vita e di morte, di malattia, di musica (tra l’altro quella che piace proprio a me), di famiglia, di amore, di addii e pure di shitstorm. Insomma, gli argomenti sono ampi e validi. Si legge e ci si iscrive su Substack.
A cura di Silvia
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Grazie per averci lette fino a qui!
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Ti salutiamo con due canzoni
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Hai perso Spuma#8? Puoi leggerla qui
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