Tra Vigne e Calici

Luglio 2024

Sommario:

  1. Il vino vegano
  2. Il settore vitivinicolo italiano e la sostenibilità

Il Vino vegano; focus sulla certificazione

Certificare Vegan il vino si può e si deve; altrimenti perché non farlo, se un mercato sempre più esigente e distintivo richiede un prodotto con queste caratteristiche ed è disposto a pagarlo e pagarlo bene?

L’Area Studi Mediobanca ha appena pubblicato l’Indagine sul settore vinicolo in Italia; nel 2023 si è rilevata una diminuzione del 4,5% dei quantitativi venduti su tutti i canali, penalizzando i vini di fascia intermedia (-10,1% sul 2022) e i vini di fascia bassa (-1,7%, con una market share del 44,2%). Al contrario, esiste un mercato sempre più premium con una crescita che nel 2023 sul 2022 è stata del 12,7% per i vini di fascia molto alta con un market share del 18,6%.

Nell’ambito dei vini che si richiamano alla sostenibilità si è rilevata una crescita che nel 2023 sul 2022 è stata del +1,4% per i vini biologici che hanno un 5,4% di market share; a fare la parte del leone sono stati proprio i vini vegani, in crescita tumultuosa con +9,6% con 2,7% di market share; meno significativa ma sempre in crescita la performance dei vini naturali, +1,8% e market share dell’1%).

Cosa sono i prodotti Vegani

I prodotti vegani devono essere ottenuti senza l'utilizzo di qualsiasi materia prima e/o sostanza e/o ingrediente di origine animale e di altri prodotti degli allevamenti. Non possono essere utilizzati alimenti, ingredienti, coadiuvanti e/o ausiliari di fabbricazione di origine animale ottenuti con il sacrificio e/o il maltrattamento degli animali.

La certificazione è applicabile per qualsiasi tipo di prodotto, in qualsiasi tipo di settore, ma principalmente è rivolta ai settori agroalimentare e ristorazione, cosmesi e detergenza, tessile e abbigliamento.

Come funziona la certificazione

La certificazione Prodotti Vegani rilasciata da CCPB attesta che un prodotto o alimento sia stato ottenuto escludendo qualsiasi sostanza di derivazione animale in ogni fase della sua realizzazione.

Questa certificazione è in linea con le classiche certificazioni di prodotto definite dalle norme internazionali (serie Iso 17065) e non prevede l’autodichiarazione da parte del produttore, bensì audit e test. Si tratta di una certificazione volontaria, non basata su una norma di legge pubblica, come avviene per il biologico e per le altre certificazioni in ambito regolamentato (DOP e IGP).

Ricordiamo infatti che esistono sul mercato loghi che contraddistinguono i prodotti vegani che però non si basano su una vera attività di certificazione e quindi, a nostro parere, non forniscono quelle garanzie che il consumatore si aspetta ossia l’intervento di un ente terzo, autorevole, credibile, competente a rilasciare la certificazione

La certificazione delle produzioni vegane arricchisce il prodotto di un valore aggiunto, dato proprio dalla sicurezza della conformità alle aspettative del consumatore. Spesso infatti anche una attenta lettura delle etichette non è sufficiente per rassicurare il consumatore in quanto alcuni ingredienti possono risultare di non chiara origine. La certificazione Prodotti Vegani chiarisce queste incertezze ponendosi su di un gradino ancora più alto rispetto alle più comuni ed attuali autodichiarazioni prodotte dalle aziende con i marchi più svariati.

Il primo passo per ottenere la certificazione è inviare a CCPB la Domanda di Certificazione e predisporre un Disciplinare Tecnico Aziendale in cui definire quali prodotti e quali componenti sono oggetto della certificazione. L’azienda deve perciò comunicare all’ente, in modo univoco:

  • Prodotti
  • Ricetta o Formula
  • Caratteristiche del prodotto finito
  • Destinazione d'uso del prodotto
  • Materie prime e semilavorati
  • Fornitori
  • Processo produttivo
  • Identificazione e rintracciabilità
  • Piano dei controlli
  • Gestione non conformità e reclami

CCPB prevede l'esecuzione di verifiche ispettive presso ogni stabilimento di produzione, ed eventualmente presso i fornitori di semilavorati e/o prodotti finiti. CCPB, qualora applicabile, esegue prove sul prodotto finito e/o sui semilavorati allo scopo di dimostrare l'assenza di prodotti di origine animale. Le prove sono affidate, qualora presenti in Italia, a laboratori di prova accreditati UNI CEI EN ISO/IEC 17025 per le prove di interesse.

Per informazioni in merito a queste certificazioni potete contattare il nostro ufficio commerciale, Davide Pierleoni dpierleoni@ccpb.it 071-7916313 - +39 335 7168918 e il personale tecnico di riferimento allo 051-6089811 info@ccpb.it .

Il settore vitivinicolo italiano e la sostenibilità

L’Area Studi Mediobanca ha appena pubblicato l’Indagine sul settore vinicolo in Italia che riguarda 253 principali società di capitali italiane con fatturato 2022 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 11,8 miliardi di euro, pari all’88,4% del fatturato nazionale del settore. L’indagine completa è disponibile a pagamento per il download sul sito www.areastudimediobanca.com

Cosa emerge dall’indagine?

Nel 2023 la produzione mondiale di vino è stimata in 237 milioni di ettolitri, in forte calo sul 2022 (-9,6%). Il consumo mondiale in 221 milioni di ettolitri (-2,6%). La rimodulazione della domanda, indotta dal ricambio generazionale e dal diffondersi di modelli salutistici così come dai cambiamenti climatici, hanno causato un calo dei consumi di vino rosso, passati da una quota del 51,3% medio nel periodo 2000-2004 al 48,3% del 2017-2021. In controtendenza i consumi di vini bianchi (dal 40% al 42,2% +2,2 punti) e quelli di rosé (dall’8,7% al 9,5%+0,8 punti). L’Italia segue la tendenza mondiale registrando -23,2% nella produzione rispetto al 2022 e -1,6% nei consumi, con 37,4 litri pro-capite all’anno). In attivo per l’Italia il saldo commerciale: in 20 anni è cresciuto a un tasso medio annuo del 5,5%, passando da 2,5 miliardi di euro del 2003 ai 7,2 nel 2023. L’Italia è il primo esportatore di vino in quantità (21,4 milioni di ettolitri nel 2023) e il secondo per valore (7,7 miliardi di euro dietro solo agli 11,9 miliardi della Francia) secondo quanto riporta l’OIV Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino.

I dati di mercato del settore vinicolo italiano

I maggiori produttori di vino si attendono per il 2024 una crescita delle vendite complessive del +2,6%, +3% l’export. Non si arresta l’ottimismo delle bollicine (+3,7% i ricavi complessivi), soprattutto oltreconfine (+6,8% l’export), mentre i vini fermi si aspettano un +2,3% (+2,2% l’export).

Il 2023 dei maggiori produttori italiani di vino ha chiuso senza variazioni significative (-0,2% sul 2022) con un leggero peggioramento sul mercato interno (-0,7%) rispetto a quello estero (+0,3%). Spiccano le buone performance oltreconfine dei vini frizzanti (+2,5%).

Nel 2023, in diminuzione del 4,5% i quantitativi venduti su tutti i canali. L’inflazione ha eroso il potere di acquisto delle famiglie penalizzando i vini di fascia intermedia (-10,1% sul 2022) a conferma di una maggiore polarizzazione del mercato. In leggero calo i vini di fascia bassa (-1,7%, con una market share del 44,2%). Mercato sempre più premium (+12,7% i vini di fascia molto alta sul 2022; market share del 18,6%) e sostenibile (+1,4% i vini biologici, 5,4% di market share; +9,6% i vini vegani, 2,7% market share, +1,8% i vini naturali, market share dell’1%).

Chi sono i Top Player

La leadership di vendite nel 2023 resta appannaggio del gruppo Cantine Riunite-GIV, con fatturato a €670,6 milioni. Al secondo posto si conferma il polo vinicolo Argea (€449,5 milioni), seguita da IWB con €429,1 milioni. Al terzo posto la cooperativa romagnola Caviro (423,1 milioni) seguita da Cavit (fatturato 2023 pari a 267,1 milioni di euro, Santa Margherita (255,4 milioni di euro), Antinori (250,3 milioni di euro, +1,9%).

Le imprese vitivinicole e la Sostenibilità

Solo il 34,9% delle maggiori imprese vinicole italiane redige un Bilancio di Sostenibilità (38,6% i produttori con più di 50 milioni di fatturato). Le principali motivazioni sono: la complessità del processo di validazione o consuntivazione (per il 26,8% delle imprese), mancanza di benchmark o best practice di riferimento (14,3%) la difficoltà a coinvolgere le funzioni aziendali rilevanti e carenza di competenze specifiche (10,7%).

CCPB per il settore vino

La vitivinicoltura dei prossimi anni coniugherà tradizione, identità, territorio, cultura e sostenibilità. CCPB lancia il progetto VINO SOSTENIBILE per aiutare le imprese a raggiungere questo ambizioso obbiettivo.

CCPB come vi può aiutare?

Un kit di certificazioni erogate alle aziende in modo integrato per aiutarle a competere in un mercato sempre più complesso e dinamico, in cui la garanzia di un ente terzo rappresenti un valido lasciapassare per i mercati più esigenti.

  • Prodotto Biologico Reg. UE 2018/848
  • Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata (SQNPI)
  • Biodiversity Alliance
  • Carbon Water Footprint
  • Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD)
  • Asserzioni ambientali auto dichiarate (Iso 14021)
  • VIVA Viticoltura Sostenibile dal Ministero dell’Ambiente
  • Vino Vegano
  • Vini Tipici (DOP/IGP) e Vini Varietali
  • BRC
  • IFS Food, Logistic, Broker
  • Iso FSSC 22000
  • Haccp
  • Equalitas

Per informazioni in merito a queste certificazioni potete contattare il nostro ufficio commerciale, Davide Pierleoni dpierleoni@ccpb.it 071-7916313 - +39 335 7168918 e il personale tecnico di riferimento allo 051-6089811 info@ccpb.it .

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