2024 | N° 5 | LA NEWSLETTER DELLA COMUNITÀ |
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Un momento per stare Intorno al fuoco che anima la nostra Comunità, il proposito del nostro gruppo, i nostri cuori e le nostre "avventure"...
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PER INIZIARE |
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Verso Nuove Avventure |
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Ci siamo addentrati nell'autunno, che ci invita a riflettere sul "lasciare andare", attraverso l'esempio delle foglie che volteggiano dolci dai rami alla terra: quanta grazia esprimono gli alberi nel lasciar cadere con piena naturalezza quello che ormai è secco!
Grazie alla Natura - in questo caso al regno vegetale - possiamo imparare l'accettazione delle fluttuazioni delle stagioni e dei cicli, e anche coltivare la certezza che in ogni fine siano contenuti i semi di un nuovo inizio.
Come esseri "naturali", anche noi viviamo immersi in cicli di tutti i tipi: l'alternarsi del giorno e della notte, i periodi astrologici, l'arco di ogni esistenza e anche i cicli dei nostri movimenti interiori. Viviamo infatti dentro di noi tanti inizi e altrettante fini: relazioni, ruoli, modi di pensare... tutte le forme possono cambiare, finire e anche rinnovarsi.
Quando arriva il momento di lasciare andare, non sempre abbiamo la stessa grazia degli alberi; la nostra "umanità" rende tutto complicato: la tristezza, l'identificazione, l'attaccamento, la nostalgia... la lista potrebbe allungarsi parecchio.
Per fortuna c'è una via d'uscita: concentrarsi sulla conseguenza più creativa del lasciare andare, che è il fare spazio al futuro.
Nel vuoto temporaneo di ogni fine, se accolta con consapevolezza, si intravede presto una nuova direzione, e la fine diventa un passaggio, un tunnel che conduce altrove. Vista così, la vita con i suoi alti e bassi diventa un'avventura in cui continuare a crescere e le nostre mani non sono vuote, ma libere di afferrare nuove possibilità, da scegliere con cura!
Come sempre, vi invitiamo a cogliere, tra le possibilità di apprendimento, sviluppo ed espansione anche le nostre attività: in piena libertà e tra tanti percorsi di di crescita e bellezza.
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Ed eccoci ad un nuovo inizio di anno scolastico: no, no, non si tratta di compartecipare l’evento che coinvolge figli e nipoti, o non solo!
Si tratta proprio di noi, studenti senza cartella, ma animati da una grande buona volontà e da tanta voglia di imparare!
L’autunno vede l’avvio delle Scuole della Comunità: nove per l’esattezza, più tre in via di “ristrutturazione” in previsione di un nuovo lancio. Sono frequentate da molte persone di età diverse, tutte accomunate dall’aver percepito una “seconda chiamata” verso lo studio, dopo la prima, scontata e spesso non veramente apprezzata, dell’istruzione scolastica tradizionale.
Poiché stavolta la forza attivante è stato un desiderio spontaneo scaturito dritto dal cuore (dal momento che nessuno ci ha costretto), la motivazione è intensa e profonda, così come l’impegno profuso.
Ma da dove nasce questa voglia di imparare in età matura?
Possiamo senz’altro affermare, senza timore di sbagliare, che nasce direttamente dall’anima, anche quando non ne siamo consapevoli: infatti è la luce dell’anima, che pulsa nel profondo della coscienza, che emette il suo richiamo verso il suo mondo, quello della luce, appunto. E l’io, che sta come sentinella vigile e accorta nel centro del nostro essere, capta quel richiamo e lo segue. Possiamo addirittura aggiungere che il desiderio di espandere la visione della vita è il primo segnale della voce dell’anima...
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"Urusvati si propone come un modello di educazione integrale, che considera il bambino un essere completo, da sostenere e accompagnare in ogni fase del suo sviluppo."
Il Casale di Urusvati è stato concepito con un obiettivo ben preciso: diventare un centro dedicato all’educazione delle nuove generazioni, un luogo in cui bambini e ragazzi possano crescere in armonia con la natura e con un’attenzione profonda ai loro talenti e allo sviluppo delle loro potenzialità interiori.
Già nel 2008 avevamo avviato un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria, ma allora eravamo pionieri in un campo ancora poco esplorato. I tempi non erano ancora maturi e, nonostante l’entusiasmo e il lavoro svolto, ci siamo dovuti fermare. Tuttavia, il seme era stato piantato.
Negli ultimi tre anni abbiamo collaborato a un progetto di educazione parentale promosso dall'associazione "Educare alla Vita". Questa esperienza ci ha permesso di entrare in contatto con una realtà educativa allineata ai valori della nostra comunità, rafforzando in noi la convinzione che l’educazione, intesa come processo di crescita integrale dell’essere umano, debba essere al centro del nostro impegno.
Recentemente, una serie di segnali sempre più chiari e pressanti ci hanno indicato la necessità di riprendere quel progetto interrotto e creare un percorso educativo...
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1 /5 GENNAIO 2025 |
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Capodanno 2025: "Maschile e Femminile: le due origini" Responsabili: Educatori Urusvati
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UN TEMA PER UN ANNO |
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I volti dell’Amore |
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Celebriamo, con l'amore "libero da condizionamenti" la chiusura del ciclo di articoli dedicati a questo vasto tema. La nostra gratitudine va a Pasquale Morla, che ci ha accompagnato con costanza e dedizione in questa ricerca.
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Colombe abbeveranti, Mausoleo di Galla Placidia, Ravenna - Fonte: Wikipedia
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La storia di Francesco e Chiara, al di là delle fantasticherie romantiche che ritenevano fossero “fidanzati” prima di intraprendere ciascuno la propria strada, semplicemente si impone da sé. Il loro fu un legame forte e libero, tenuto insieme dalla scelta comune del Cristo.
Ripercorriamo brevemente i momenti salienti del loro incontro e successivo rapporto. Quando, il figlio del ricco mercante Pietro Bernardone, restituì al padre i soldi e gli stessi suoi abiti, rimanendo nudo sulla piazza, Chiara, figlia di Favarone di Offreduccio, aveva circa tredici anni ed è impensabile che tale gesto, nella sua drammaticità, sia rimasto privo di risonanze nella sua persona. Chiara ebbe modo più volte di sentir parlare di Francesco e della sua conversione. E fu a Francesco e ai suoi compagni che lavoravano con lui alla Porziuncola, che Chiara mandò del denaro affinché potessero comprarsi della carne. Fu questo il primo contatto di Chiara con Francesco e il suo gruppo. A quel primo contatto ne seguirono altri, e, furono contatti personali, dei quali sembra sia stata Chiara a prendere l’iniziativa. E fu Bona di Guelfuccio a darne testimonianza al Processo di Canonizzazione, affermando che “più volte andò con lei a parlare a Santo Francesco, andava secretamente, per non essere veduta da li parenti”. Chiara venne in pratica invitata a quel rovesciamento di valori che era stato il punto di approdo della conversione di Francesco. Il "Giullare di Dio” aveva abbandonato una condizione di privilegio per entrare nella condizione dei poveri, degli emarginati, dei disprezzati, di coloro che non avevano condizione alcuna...
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CON IL DIPARTIMENTO CULTURA | Gruppo Biblioteche |
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Vite di Donne visionarie |
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Recensione del Libro di Bruno Cianci |
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Florence Nightingale: la signora con la lampada |
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Il libro di cui parleremo è la storia di una donna straordinaria, Florence Nightingale, ritenuta la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna. E non solo, ma è anche conosciuta come la “mamma” della statistica. Florence nasce nel 1820 a Firenze (da qui il suo nome “Florence”), da una famiglia benestante inglese, di idee progressiste, durante il regno della Regina Vittoria.
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Per tutta la sua vita si presenterà e vivrà come una donna libera, non per una scelta ideologica, ma come affermazione naturale di se stessa. Combatterà così contro la sua famiglia, i medici, i militari, scegliendo l’indipendenza, sia sociale che intellettuale. Per la morale del suo tempo, infatti, l’età vittoriana in cui vive, fa scelte non convenzionali: rinuncia al matrimonio, a una vita agiata e borghese, per dedicarsi totalmente alla causa dell’assistenza ai malati e ai feriti di guerra, che, come dice lei stessa, sente essere una vera e propria vocazione, “una chiamata al servizio”. Nel 1854 arriva a Costantinopoli, insieme ad altre 40 donne volontarie, inviata all’ospedale di guerra inglese di Scutari, per prendersi cura dei militari feriti nella guerra in atto in Crimea, tra l’Impero Russo da una parte e l’Impero Ottomano, Francia e Regno Unito dall’altra: questa esperienza sarà quella che segnerà e indirizzerà tutta la sua vita futura. Arrivando all’ospedale, gestito dai militari, si rende conto che, in realtà, è un luogo dove manca totalmente un piano di cura per assistere i feriti; è un luogo dove vengono semplicemente “depositati”, aspettando che muoiano o vivano facendo forza solo su se stessi, in ambienti malsani e privi di igiene. Con le sue compagne, fa ripulire l’ospedale da cima a fondo, chiede letti, lenzuola, fasce, medicinali e tutto il necessario per la cura. Inizia a raccogliere dati sulle situazioni cliniche dei soldati e si rende conto che 9 su 10 non morivano per le ferite di battaglia, ma per le infezioni e le epidemie, soprattutto di tifo e dissenteria. L’igiene, quindi, diventa il primo passo per salvare vite. Nel 1854 la scienza ancora non conosceva batteri e microbi, né come si trasmettevano le malattie, ma Florence intuisce e prepara un rigido protocollo sull’igiene, da applicare prima di ogni intervento di cura. Rientrata in patria, diventa il simbolo di una professione, o meglio, della valorizzazione di una professione già esistente, ma bistrattata, quella dell’infermiere. Affronta il tema dell’assistenza infermieristica partendo da 2 punti fondamentali: riorganizzazione degli spazi di cura, che rientra nella sua concezione di benessere generale del malato (aria pulita, luce, acqua pura, pulizia, oltre a calore, silenzio e dieta); preparazione di personale professionale altamente qualificato. Grazie alla sua passione per la statistica, dall'analisi dei dati raccolti riuscì a individuare le cause delle morti dei soldati e a fare scelte di conseguenza. Introdusse l’uso massiccio e pionieristico dell’analisi statistica nella compilazione, analisi e presentazione grafica dei dati sulle cure mediche e sull’igiene, usando anche i diagrammi a torta e l’istogramma circolare o ragnatela, di sua invenzione. Per questo, oggi Florence Nightingale viene indicata anche come la “mamma” della statistica. Nel 1858, divenne la prima donna membro della Royal Statistical Society. Nei decenni successivi e fino alla sua morte, avvenuta nel 1910, si occupò di sanità pubblica, epidemiologia, scienze sociali, architettura ed arte.
Recensione a cura di Paola Vichi
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